Antiriciclaggio. I suggerimenti ai professionisti del responsabile del servizio antiriciclaggio dell’Odcec di Milano
Di: Cesare Montagna
Centro Studi Veda – Diritto e conformità normativa
L’antiriciclaggio non è materia semplice. Partire da questo presupposto è fondamentale per capire al meglio le funzioni di Alberto Sala, Responsabile del Servizio Antiriciclaggio dell’ODCEC di Milano, anche perché la sua figura è piuttosto inusuale e figlia della lungimiranza dell’Ordine dei Commercialisti di Milano, il quale, in anticipo sui tempi, ha ben pensato da ormai diversi anni di mettere a disposizione, un Consulente che coadiuvasse i commercialisti meneghini nella gestione degli adempimenti antiriciclaggio con una particolare attenzione al delicato momento della Segnalazione di Operazione Sospetta.
Un passato altamente qualificato e persino avventuroso ma con un’unica costanza: la lotta al malaffare. Che si tratti di collaborare con i magistrati in occasione di Mani Pulite, con l’FBI o la DEA americana o seguire le impronte della mafia nel cuore dell’Africa, Alberto Sala sapeva e sa che bisogna puntare in un’unica direzione: quella di provenienza del denaro. Ed in tal senso il servizio svolto ha ottenuto importanti riconoscimenti nazionali.
Un viaggio a ritroso troppo spesso reso difficile dai tanti tentativi di occultare quel percorso da parte di chi lo delinea, ed è per questo che può risultare molto utile l’esperienza e l’abilità del detective per venire a capo di certe situazioni. Non stupisca dunque che l’ODCEC di Milano abbia deciso di affidarsi a lui, l’ex investigatore specializzato nei reati di matrice finanziaria, societaria e fallimentare.
Dottor Sala, alla luce dell’importante funzione assegnatale dall’Ordine, quali sono state le minacce più ricorrenti per i Dottori Commercialisti nello svolgimento delle loro attività? Quali dunque le problematiche che più spesso sono state sottoposte alla sua attenzione dai professionisti?
Innanzitutto è bene dire che le difficoltà spesso sono figlie del carattere stesso della disciplina, il cui approccio anglosassone di risk assessment a volte mal si adatta alla nostra visione tecnico-giuridica latina più votata ad un’articolazione ed ad un’eviscerazione delle problematiche.
Dunque un primo problema può essere senza dubbio considerare la mancanza di un’adeguata forma mentis alla disciplina. Manca per certi versi l’acquisizione dei parametri richiesti dalla norma stessa e troppo spesso l’antiriciclaggio non viene percepito dai professionisti nella giusta maniera ma c’è appunto un perché.
Un primo consiglio che mi sento di dare è di approcciare la materia con una mentalità analitica, mutuando magari il linguaggio binario informatico: davanti all’analisi dei problemi che si pongono bisogna saper dare una risposta netta e precisa che vada in una direzione specifica, continuando così di volta in volta.
Superato questo ostacolo di avvicinamento, le problematiche successive sono spesso di tipo procedurale. La domanda più ricorrente è: “Come devo comportarmi?”
In base alla sua esperienza d’indagine e di contrasto al riciclaggio, quali sono i nuovi rischi che si affacciano all’orizzonte dei professionisti?
I rischi a mio parere sono direttamente proporzionati alla comprensione della normativa nella sua essenza ed alle sue evoluzioni.
L’antiriciclaggio viene ancora troppo spesso vissuto nelle attività interne dello studio come una questione quasi di “contorno” mentre è una disciplina che dal dopoguerra ad oggi ha svolto passi da gigante commisurati alle esigenze di carattere esterno, anche internazionale. E’ bene dunque tenersi continuamente aggiornati, in particolar modo su ciò che l’Europa ci trasmette. Così si rende tutto più semplice e si può partire dai grandi problemi per arrivare poi agli adempimenti quotidiani.
Lo strategico ruolo che svolge per l’ODCEC di Milano è pressoché unico in Italia, eppure Milano non può essere certo l’unica zona del Paese che necessiti di un presidio del genere. Quali sono le aree in Italia con la più alta rilevanza di rischio di riciclaggio?
E’ bene sottolineare che la figura da me rivestita è unica non perché non sia presente in altri Ordini sul territorio nazionale ma perché nel mio caso specifico posso coniugare un passato da investigatore specializzato nei reati finanziari, societari e fallimentari, con il bagaglio nozionale del professionista.
Per quanto riguarda invece la diffusione del rischio di riciclaggio in aree specifiche sono convinto che non sia tanto una questione pertinente ad aree territoriali quanto una questione qualitativa.
Mi spiego: è chiaro ad esempio che le zone con agglomerati finanziari importanti saranno più sensibili ma ciò che conta è capire il livello di facilità con le quali si possono attuare dinamiche di riciclaggio.
Non dimenticherei inoltre che oggi siamo ormai nella terza o persino quarta generazione di persone che possono beneficiare di un pregresso riciclaggio. Il denaro che in passato fu provento di illeciti, oggi potrebbe essere la base per un’azienda moderna, gestita da veri manager e all’apparenza pulita.
La normativa antiriciclaggio prevede una serie di disposizioni finalizzate a governare il rischio di riciclaggio da parte dei professionisti. Secondo la sua esperienza, quali sono le aree ritenute più critiche della norma da parte dei professionisti?
Più che un’area specifica denoto un rapporto ancora particolare con la norma.
Questa infatti è relativamente recente ed implica una concezione di riciclaggio estesa, appiattita sulla definizione del D.Lgs. 231/07. Ciò significa che viene implicata ad esempio tutta la casistica inerente l’evasione fiscale, e dunque una canalizzazione spesso verso l’estero, ma in realtà le aree sono innumerevoli.
La criticità comunque può nascondersi anche nella gestione del cliente piccolo imprenditore o nella sottovalutazione di alcuni aspetti della normativa.
A breve verrà recepita all’interno del nostro Ordinamento la IV Direttiva europea. Stando alle prime anticipazioni trapelate, gli Ordini dovranno dotarsi di organismi di autoregolamentazione. Secondo lei, in che modo questa e altre novità che verranno introdotte potranno cambiare l’operatività dei professionisti in relazione all’antiriciclaggio?
Su questo aspetto, mi passi il termine, mi sento agnostico. In virtù della lungimiranza dell’Ordine di Milano sono qui proprio in anticipo rispetto a quanto potrebbe accadere in futuro. Spero si vada in questa direzione, perché la normativa è un presidio fondamentale per il raggiungimento di un obiettivo comune, non può restare una mera astrazione giuridica.
L’impegno dovrà essere maggiore e soprattutto congiunto tra ciascun professionista e ciascun Ordine.
Essendo una norma di presidio, la legge antiriciclaggio richiede una buona dose di organizzazione interna per fronteggiare i presidi richiesti. Lei quale consiglio si sente di dare in primis agli studi professionali?
Studiare, studiare e studiare. Aggiornarsi in maniera continua sulla normativa non solo al fine di una comprensione meramente soggettiva ma anche per poter trasmettere le proprie conoscenze ai dipendenti ed ai collaboratori di studio che sono parte attiva della disciplina.
Ponendo inoltre ancora più attenzione al profilo del cliente, dalla cui approfondita valutazione, così come prevista dalla vigente normativa, può decisamente agevolare la comprensione della norma e quindi una maggiore aderenza a quegli obblighi richiesti espressamente dalla Legge.
E’ bene porre inoltre ancora maggiore attenzione alla profilatura del cliente, la cui approfondita valutazione, come previsto dalla vigente normativa, può decisamente agevolare la comprensione della norma e quindi garantire una maggiore aderenza agli obblighi espressamente previsti dalla Legge.
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